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venerdì, 11 Ottobre 2024
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Chiesa al servizio della «luce di Cristo»

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Il Papa ha celebrato la Messa nella Solennità dell’Epifania del Signore nella Basilica di San Pietro e richiamando alla prima lettura, in particolare alle parole del profeta Isaia rivolte alla città santa di Gerusalemme, ha invitato a «uscire, uscire dalle nostre chiusure, uscire da noi stessi, e a riconoscere lo splendore della luce che illumina la nostra esistenza: ‘Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te’ (60,1). La “tua luce” è la gloria del Signore». «La Chiesa non può illudersi di brillare di luce propria – ha sottolineato Papa Francesco -. Lo ricorda con una bella espressione sant’Ambrogio, utilizzando la luna come metafora della Chiesa: ‘Veramente come la luna è la Chiesa: rifulge non della propria luce, ma di quella di Cristo. Trae il proprio splendore dal Sole di giustizia, così che può dire: ‘Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me'”. Cristo è la vera luce che rischiara; e nella misura in cui la Chiesa rimane ancorata a Lui, nella misura in cui si lascia illuminare da Lui, riesce a illuminare la vita delle persone e dei popoli. Per questo i santi Padri riconoscevano nella Chiesa il ‘mysterium lunae'”. Così Papa Francesco alla Messa dell’Epifania, nella omelia, dopo la proclamazione del Vangelo e l’annuncio del giorno della Pasqua, che quest’anno si celebra il 27 marzo.

“Abbiamo bisogno di questa luce che viene dall’alto per corrispondere in maniera coerente alla vocazione che abbiamo ricevuto. Annunciare il Vangelo di Cristo non è una scelta tra le tante che possiamo fare, e non è neppure una professione. Per la Chiesa, essere missionaria non significa fare proselitismo; per la Chiesa, essere missionaria equivale a esprimere la sua stessa natura: essere illuminata da Dio e riflettere la sua luce. Questo è il suo servizio. Non c’è un’altra strada. La missione è la sua vocazione. Quante persone attendono da noi questo impegno missionario, perché hanno bisogno di Cristo, hanno bisogno di conoscere il volto del Padre”.

“I Magi, di cui ci parla il Vangelo di Matteo, – ha detto il Papa nella omelia della messa dell’Epifania, che ha celebrato nella basilica di San Pietro con cardinali, vescovi, sacerdoti – sono testimonianza vivente del fatto che i semi di verità sono presenti ovunque, perché sono dono del Creatore che chiama tutti a riconoscerlo come Padre buono e fedele. I Magi – ha spiegato papa Francesco – rappresentano gli uomini di ogni parte della terra che vengono accolti nella casa di Dio. Davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità. E la Chiesa ha il compito di riconoscere e far emergere in modo più chiaro il desiderio di Dio che ognuno porta in sé, questo è il servizio della Chiesa, far emergere il desiderio di Dio che ognuno porta in sé. Come i Magi tante persone, anche ai nostri giorni, vivono con questa inquietudine, con il ‘cuore inquieto’ che continua a domandare senza trovare risposte certe. Sono anche loro alla ricerca della stella che indica la strada verso Betlemme”.

“Quante stelle ci sono nel cielo! Eppure, – ha rimarcato il Papa – i Magi ne hanno seguita una diversa, nuova, che per loro brillava molto di più. Avevano scrutato a lungo il grande libro del cielo per trovare una risposta ai loro interrogativi, e finalmente la luce era apparsa. Quella stella li cambiò: fece loro dimenticare gli interessi quotidiani, e si misero subito in cammino. Diedero ascolto ad una voce che nell’intimo li spingeva a seguire quella luce; è la voce dello Spirito Santo – ha aggiunto – che lavora in tutte le persone, ed essa li guidò finché trovarono il re dei Giudei in una povera casa di Betlemme”.

Secondo il Papa, “siamo sollecitati, soprattutto in un periodo come il nostro, a porci in ricerca dei segni che Dio offre, sapendo che richiedono il nostro impegno per decifrarli e comprendere così la sua volontà”. “Siamo interpellati – ha scandito – ad andare a Betlemme per trovare il Bambino e sua Madre. Seguiamo la luce che Dio ci offre! La luce che promana dal volto di Cristo, pieno di misericordia e di fedeltà. E, una volta giunti davanti a Lui, adoriamolo con tutto il cuore, e presentiamogli i nostri doni: la nostra libertà, la nostra intelligenza, il nostro amore. Riconosciamo che la vera sapienza si nasconde nel volto di questo Bambino. È qui, nella semplicità di Betlemme, che trova sintesi la vita della Chiesa. È qui la sorgente di quella luce, che attrae a sè ogni persona e orienta il cammino dei popoli sulla via della pace”

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Parrocchia San Timoteo
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La Parrocchia di San Timoteo di Termoli fu costituita da Mons. Oddo Bernacchia, con bolla 1/1/1954. La Chiesa di San Timoteo di Termoli è una struttura neogotica con una sola navata, e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Unica nel suo genere vanta il prestigio d'essere una delle prime chiese costruite in cemento armato senza colonne centrali per questo ha meritato d'essere citata anche nei libri di storia dell'arte. Il vescovo Mon. Oddo Bernacchia avendo dato questo titolo alla neo parrocchia lo fece con l'intendo" di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce, nella nostra Cattedrale, nel maggio del 1945 per u na fortuita circostanza.... "La chiesa ad una sola navata si dispiega ampia e solenne; con le pareti solcate dda strutture portanti che accennano ad uno stile leggermente gotico, invita ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera (Mons. Biagio D'Agostino, Termoli e la sua Diocesi, 1978, p.179).
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