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martedì, 19 Marzo 2024
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La Via Crucis del Papa scritta dai bambini: Gesù ci consola nelle nostre paure

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La Via Crucis del Venerdì Santo, guidata da Papa Francesco, vedrà protagonisti quest’anno i più piccoli. Sono, infatti, le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi della parrocchia romana dei Santi Martiri dell’Uganda, il gruppo scout Agesci “Foligno I” e gli ospiti di due case famiglia di Roma, gli autori dei testi e dei disegni a commento delle 14 stazioni. E saranno ancora loro a leggere le meditazioni e ad accompagnare il Papa durante il rito in Piazza San Pietro

Adriana Masotti – Città del Vaticano 

Nella loro semplicità e concretezza le meditazioni scritte da bambini e ragazzi per la Via Crucis presieduta da Papa Francesco di quest’anno hanno il potere di toccare profondamente il cuore, di commuovere e di far pensare, di desiderare un mondo più giusto e felice per tutti, di chiamare in causa, di convertire.

Le tante croci dei bambini e delle bambine del mondo

Le sofferenze dei piccoli spesso vengono sottovalutate. Nell’introduzione al libretto (pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana) i bambini, rivolgendosi a Gesù, lo sottolineano: “Caro Gesù, Tu sai che anche noi bambini abbiamo delle croci, che non sono né più leggere né più pesanti di quelle dei grandi, ma sono delle vere e proprie croci, che sentiamo pesanti anche di notte. E solo Tu lo sai e le prendi sul serio. Solo Tu”. Le croci sono la paura del buio, della solitudine e dell’abbandono, anche a causa della pandemia, l’esperienza dei propri limiti, delle prese in giro da parte degli altri, il sentirsi più poveri rispetto ai coetanei, il dispiacere per i litigi in famiglia di mamma e papà. Ma ci sono bambini nel mondo che soffrono anche perché “non hanno da mangiare, non hanno istruzione, sono sfruttati e costretti a fare la guerra”. Tu, Gesù, ci sei sempre vicino e non ci abbandoni mai, concludono i bambini, “aiutaci ogni giorno a portare le nostre croci come Tu hai portato la tua”.

L’accusa di un innocente e la mancanza di coraggio

I stazione: Ponzio Pilato condanna a morte Gesù. Il pensiero va ad un episodio accaduto in classe in una prima elementare: un bambino, Marco, viene accusato di aver rubato la merenda ad un compagno. Qualcuno sa che lui è innocente, ma non interviene a difenderlo. Chi racconta si vergogna di quella mancanza di coraggio, si è comportato come Pilato e adesso è pentito di aver scelto la strada più comoda. “A volte sentiamo solo la voce di chi fa e vuole il male, mentre la giustizia è una strada in salita, con ostacoli e difficoltà, ma abbiamo Gesù al nostro fianco, pronto a sostenerci e aiutarci”.

Le nostre azioni possono ferire 

Gesù è caricato della croce: II stazione. Il brano dell’evangelista Luca descrive Gesù deriso e picchiato da chi lo teneva in custodia. Tra i ragazzi non è infrequente la derisione di uno del gruppo, fino ad arrivare al bullismo, come nel caso di Martina che ha difficoltà nella lettura ad alta voce in classe. “Forse – si legge – non era nostra intenzione deriderla, eppure quanto dolore le abbiamo provocato con quelle nostre risate! (…). La persecuzione non è un lontano ricordo di duemila anni fa: a volte certe nostre azioni possono giudicare, ferire e calpestare un fratello o una sorella.”.

L’esperienza del fallimento

Nella III stazione, Gesù cade la prima volta, il Signore si carica dei nostri peccati, appare percosso e umiliato. L’esperienza che accompagna questa tappa è quella di un bambino sempre bravo a scuola che per una volta riceve un’insufficienza: “Ho pensato di essere una nullità – racconta – , ho sentito il peso di un fallimento inaspettato, ero solo e nessuno mi ha confortato. Ma quel momento mi ha fatto crescere (…). Oggi so che ogni giorno vacilliamo e possiamo cadere, ma Gesù è sempre lì a tenderci la mano”.

L’amore delle mamme

IV stazione: Gesù incontra sua Madre. La lettura scelta è quella delle nozze di Cana con al centro il rapporto tra il Figlio e la madre. E’ uno spunto per i bambini per pensare alla propria madre e al suo amore che li accompagna in ogni momento. Anche concretamente “agli allenamenti di calcio, al corso di inglese e al catechismo la domenica mattina”. La meditazione dice il bisogno d’amore dei piccoli e forse aiuta i genitori ad essere migliori. “Se ho un problema, un dubbio, o semplicemente dei brutti pensieri, lei è sempre disponibile ad ascoltarmi con il suo sorriso.”

Un gesto di accoglienza: vedere Gesù nel volto dell’altro

V stazione: Il cireneo aiuta Gesù a portare la croce. Ci sono tante occasioni per aiutare qualcuno, la testimonianza descritta qui è il gesto di attenzione rivolto ad un coetaneo straniero. Arrivato nel quartiere da poco, guarda gli altri ragazzini giocare a pallone, ma non ha il coraggio di presentarsi. Un bambino del gruppo lo vede e per primo gli si avvicina e lo invita ad unirsi a loro. “Walid da quel giorno – racconta – è uno dei miei migliori amici, oltre che portiere della nostra squadra”. Solo quando in una persona riconosciamo un fratello “stiamo aprendo il nostro cuore a Gesù.”.

A volte basta poco per sentirsi meno soli

“In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”, le parole di Gesù tratte dal Vangelo di Matteo ci introducono alla VI stazione: Una donna asciuga il volto di Gesù. Anche i bambini nelle loro attività quotidiane passano dei momenti difficili o di tristezza e hanno bisogno che qualcuno li conforti. Come dopo aver perso una partita di calcio importante in cui si voleva dimostrare tutte le proprie capacità. “Mentre facevo la doccia ero triste e scoraggiato, ma, uscito dagli spogliatoi, ho trovato il mio amico: mi aveva aspettato con un’aranciata in mano”. In sua compagnia la sconfitta “è diventata un ricordo meno amaro”. 

Perdere qualcosa pensando a chi ha più bisogno

Gesù cade per la seconda volta: VII stazione. La meditazione riporta l’esperienza vissuta da un bambino di quarta elementare. Si sta preparando la recita di fine anno e lui vuole a tutti i costi il ruolo da protagonista. La maestra invece sceglie Giovanni, un compagno piuttosto isolato. Dopo un’arrabbiatura iniziale, il bambino capisce ed è contento. Giovanni infatti da allora si inserisce di più nella classe. Commenta: “La mia delusione era servita ad aiutare un’altra persona, la scelta della maestra aveva dato un’occasione a chi aveva veramente bisogno”.

Aiutare il fratello che ha sbagliato

VIII stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme. Nel Vangelo di Luca si legge che Gesù nel vederle dice:“Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”. E’ il punto di partenza per dire che “Correggere un fratello è un gesto difficile ma necessario”. Lo hanno sperimentato due fratelli che avevano mentito alla mamma assicurandole che quel pomeriggio avevano fatto i compiti, mentre invece avevano giocato tutto il tempo. Uno dei due il giorno dopo dice di non sentirsi bene per non andare a scuola. L’altro ci va, ma tornato a casa parla con il fratello: “avevamo sbagliato a mentire alla mamma e lui a fingere il mal di pancia. Gli ho proposto di fare subito i compiti, così l’ho aiutato a recuperare. Una volta finito, abbiamo passato il resto del pomeriggio a giocare”.

La solitudine provocata dalla pandemia

Gesù cade per la terza volta, siamo alla IX stazione. Il brano del Vangelo è quello del chicco di grano che muore e così produce molto frutto. La pandemia da Covid-19 entra in scena con tutte le sue conseguenze anche sui più piccoli. Il sentimento prevalente è la solitudine: non si va più a far visita ai nonni, la scuola è chiusa, mancano i compagni e le amiche. “La tristezza della solitudine a volte diventa insopportabile – confida una ragazzina -, ci sentiamo “abbandonati” da tutti, incapaci di sorridere ancora. Come Gesù ci troviamo accasciati al suolo”.

La gioia che viene dal donare 

X stazione: Gesù è spogliato delle vesti. Anche qui è una bambina a raccontare: ha una collezione di bambole in camera sua a cui tiene molto. Un giorno sente che in parrocchia si fa una raccolta di giocattoli per i bambini rifugiati del Kosovo. Sceglie tra le bambole alcune tra le più vecchie a cui è meno affezionata e prepara una scatola. Poi racconta: “La sera, però, avevo la sensazione di non aver fatto abbastanza. Prima di andare a dormire la scatola era piena di bambole e le mensole vuote”. Disfarsi del superfluo, conclude, alleggerisce l’anima e donare rende felici.

Un Natale vissuto al servizio dei poveri

“Il giorno di Natale con gli scout siamo andati a Roma, dalle Suore Missionarie della Carità, per distribuire il pranzo ai bisognosi, rinunciando alla giornata di festa in famiglia”. Non è un sacrificio da poco quello descritto nella meditazione della XI stazione: Gesù inchiodato alla croce. Ma uno dei ragazzi confida: “Tornando a casa pensavo ai volti delle persone che avevo servito, ai loro sorrisi e alle loro storie… Il pensiero di aver portato a quelle persone un momento di serenità aveva reso quel Natale indimenticabile”. Servire gli altri con amore “è l’insegnamento che ci dà Gesù sulla croce”.

Gesù perdona il peccatore che si converte

XII stazione: Gesù muore in croce. L’esempio di Gesù che perdona il male ricevuto fa riflettere i bambini sul male presente nel mondo, ad esempio sulle mafie che uccidono anche i bambini. Come è possibile perdonare situazioni simili? Scrivono: “Gesù, morendo sulla croce, ha donato a tutti la salvezza. Non è venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori che hanno l’umiltà e il coraggio di convertirsi”.

Hanno portato via il nonno e non l’ho più visto

Tutto è compiuto, XIII stazione: Il corpo di Gesù è deposto dalla croce. In questo periodo molti bambini hanno sofferto la scomparsa improvvisa dei loro nonni. Uno di loro racconta: “Dall’ambulanza sono scesi uomini che somigliavano ad astronauti, coperti da tute, guanti, mascherine e visiera, hanno portato via il nonno che da qualche giorno faticava a respirare. È stata l’ultima volta che l’ho visto”. La sofferenza nasce anche dall’impossibilità di stare vicino al nonno e di fargli coraggio: “Ho pregato per lui ogni giorno, così ho potuto accompagnarlo in questo suo ultimo viaggio terreno”.

Grazie, Gesù, perchè mi hai insegnato ad amare

XIV stazione, l’ultima: Il corpo di Gesù è posto nel sepolcro. La meditazione proposta è il ringraziamento a Gesù di Sara, dodici anni. Ti voglio ringraziare, scrive, perché “mi hai insegnato a superare ogni sofferenza, affidandomi a Te; ad amare l’altro come mio fratello; a cadere e a rialzarmi (…). Oggi, grazie al tuo gesto di amore infinito, so che la morte non è la fine di tutto”.

Se non diventerete come i bambini….

Nella preghiera finale alla Via Crucis riprendono la parola i grandi. Gesù ha indicato i bambini come esempio quando ha descritto le caratteristiche necessarie per entrare nel Regno dei Cieli. La prima richiesta è, allora, l’aiuto per poter “diventare come loro, piccoli, bisognosi di tutto, aperti alla vita.” Poi si affidano al Signore tutti i bambini del mondo, affinchè possano “crescere in età, sapienza e grazia” e infine si prega per i loro genitori e per gli educatori, “perché si sentano sempre uniti a Te nel donare vita e amore”.

Parrocchia San Timoteo
Parrocchia San Timoteohttps://www.santimoteotermoli.it/wp
La Parrocchia di San Timoteo di Termoli fu costituita da Mons. Oddo Bernacchia, con bolla 1/1/1954. La Chiesa di San Timoteo di Termoli è una struttura neogotica con una sola navata, e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Unica nel suo genere vanta il prestigio d'essere una delle prime chiese costruite in cemento armato senza colonne centrali per questo ha meritato d'essere citata anche nei libri di storia dell'arte. Il vescovo Mon. Oddo Bernacchia avendo dato questo titolo alla neo parrocchia lo fece con l'intendo" di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce, nella nostra Cattedrale, nel maggio del 1945 per u na fortuita circostanza.... "La chiesa ad una sola navata si dispiega ampia e solenne; con le pareti solcate dda strutture portanti che accennano ad uno stile leggermente gotico, invita ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera (Mons. Biagio D'Agostino, Termoli e la sua Diocesi, 1978, p.179).
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