All’udienza generale dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, il Papa riflette su Maria, sul suo stile nel rivolgersi a Dio con cuore umile: “Signore, quello che Tu vuoi, quando Tu vuoi e come Tu vuoi”.
Debora Donnini – Città del Vaticano
Mettersi in preghiera con un atteggiamento di disponibilità, con il cuore aperto alla volontà di Dio, non dirigendo in modo autonomo la propria vita ma affidandola alle mani del Signore, come ha fatto la Madonna. È il centro della catechesi del mercoledì che Papa Francesco a causa della pandemia tiene dalla biblioteca del Palazzo Apostolico, trasmessa in diretta streaming. Maria, nota il Papa, “appartiene alla grande schiera di quegli umili di cuore che gli storici ufficiali non inseriscono nei loro libri ma con i quali Dio ha preparato la venuta del suo Figlio”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Un “Eccomi” piccolo e immenso
Una ragazza semplice che entra in un dialogo con il Signore, che non sa nulla del mare tempestoso che dovrà affrontare, che a volte sembra “scomparire, per poi riaffiorare nei momenti cruciali”. La voce di Dio guida i suoi passi là dove c’è bisogno della sua presenza come nell’ora culminante sotto la croce. Lei che con il suo “eccomi” “piccolo e immenso”, dice, ha fatto sobbalzare di gioia l’intera creazione ed è stato preceduto da tanti altri “eccomi” nella storia della salvezza, da tante obbedienze fiduciose alla volontà del Signore che portano il Papa a esortare anche oggi a questa apertura di Maria:
Quelli che sono più umili di cuore, pregano così: con l’umiltà essenziale, diciamo così; con umiltà semplice: “Signore, quello che Tu vuoi, quando Tu vuoi e come Tu vuoi”. E questi pregano così, non arrabbiandosi perché le giornate sono piene di problemi, ma andando incontro alla realtà e sapendo che nell’amore umile, nell’amore offerto in ogni situazione, noi diventiamo strumenti della grazia di Dio.
La preghiera trasforma l’inquietudine in disponibilità
“La preghiera sa ammansire l’inquietudine”, ricorda, infatti, il Papa:
Ma, noi siamo inquieti, sempre vogliamo le cose prima di chiederle e la vogliamo subito, subito… e la vita non è così. Questa inquietudine ci fa male, e la preghiera sa ammansire l’inquietudine, sa trasformarla in disponibilità. Io sono inquieto, prego e la preghiera mi apre il cuore e mi fa disponibile alla volontà di Dio.
Chiedere al Signore che non ci lasci soli
Negli istanti dell’Annunciazione, Maria ha saputo respingere la paura anche se presagiva che il suo “sì” le avrebbe portato “prove molto dure”. “Se nella preghiera – rimarca Francesco – comprendiamo che ogni giorno donato da Dio è una chiamata, allora allarghiamo il cuore e accogliamo tutto”:
Si impara a dire: “Quello che Tu vuoi, Signore. Promettimi solo che sarai presente ad ogni passo del mio cammino”. Questo è l’importante: chiedere al Signore la sua presenza a ogni passo del nostro cammino: che non ci lasci soli, che non ci abbandoni nella tentazione, che non ci abbandoni nei momenti brutti. Quel finale del Padre Nostro è così: la grazia che Gesù stesso ci ha insegnato a chiedere al Signore.
Maria Madre della Chiesa e prima discepola
Maria, prosegue il Papa, accompagna anche la vita della Chiesa: prega con i discepoli e lei che per opera dello Spirito Santo è diventata Madre di Dio, diventa “Madre della Chiesa”. “Non fa il sacerdote tra loro”, aggiunge Francesco a braccio, ma “prega con loro, in comunità, come una della comunità”. “Pregando con la Chiesa nascente – osserva ancora – diventa Madre della Chiesa, accompagna i discepoli nei primi passi della Chiesa”, con la sua preghiera che, sottolinea, è “silenziosa”.
Il Vangelo delle nozze di Cana racconta proprio la preghiera di Maria che si rivolge al Figlio. La sua presenza è sempre preghiera, come nel Cenacolo. “Maria è presente perché è Madre, ma è anche presente perché è la prima discepola”, riflette il Papa evidenziando come proprio per questo motivo la Madonna esorti sempre a fare quello che Gesù indica, senza dire: “Risolverò io le cose”.
Il cuore aperto alla Parola di Dio
La sua “naturale intuizione femminile viene esaltata nella sua singolarissima unione con Dio nella preghiera”. Papa Francesco si rifà, quindi, alle parole dell’evangelista Luca: “Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Tutto ciò che le capita finisce nel suo cuore: i giorni di gioia come i momenti più bui, quando fa fatica a comprendere per quali strade debba passare la Redenzione. Fino al venerdì della Passione.
Tutto la Madre custodisce e porta nel suo dialogo con Dio. Qualcuno ha paragonato il cuore di Maria a una perla di incomparabile splendore, formata e levigata dalla paziente accoglienza della volontà di Dio attraverso i misteri di Gesù meditati in preghiera. Che bello se anche noi potremo assomigliare un po’ alla nostra Madre! Con il cuore aperto alla Parola di Dio, con il cuore silenzioso, con il cuore obbediente, con il cuore che sa ricevere la Parola di Dio e la lascia crescere con un seme del bene della Chiesa.
Nei saluti ai fedeli di lingua polacca, il Papa ha ricordato che oggi in Polonia ricorre la memoria liturgica della Beata Karolina Kόzka, che subì la morte per martirio in difesa della virtù della castità, sottolineando come il suo esempio indichi “il valore della purezza, il rispetto per il corpo umano e la dignità della donna”. E salutando i fedeli di lingua italiana, in occasione dell’odierno anniversario della Dedicazione della Basilica Vaticana, nel 1626, e di quella Ostiense, nel 1854, auspica che “questa festa che pone in luce il significato della chiesa, edificio sacro dove si raccolgono i credenti, susciti in tutti noi la consapevolezza che ognuno è chiamato ad essere tempio vivente di Dio”.