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giovedì, 25 Aprile 2024
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La cecità di chi presume di vederci

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IV Domenica di Quaresima

La cecità di chi presume di vederci

(1 Samuele 16, 1b.4a. 6-7. 10-13a; Efesini 5, 8-14; Giovanni 9, 1-41)

Ascoltiamo il Vangelo:

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».  Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».  Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane»”. 

Ancora un escluso, ancora un emarginato che viene riesumato dall’anonimato e posto in cattedra. In effetti, il vero maestro è Gesù, ma si serve della debolezza, della fragilità e del peccato dell’uomo per soccorrerlo, redimerlo e insegnare l’arte d’amare. Il cieco nato, lasciato ai bordi, perché considerato immerso nel peccato, privo di diritti e di vita sociale, viene accostato, ascoltato e guarito da Gesù al quale, egli, dichiara di essere peccatore.

I farisei, esperti della legge, ma analfabeti dell’antropologia divina, criticano, gridano allo scandalo perché è stato guarito in giorno di sabato. Per loro viene prima la legge e le sue prescrizioni e poi l’uomo e le sue esigenze. Tutto, secondo la loro logica, può essere taciuto, ignorato, sorpassato pur di far emergere l’asettico e moralistico imperativo dell’osservanza legale. Per Gesù, invece, viene prima l’uomo, le sue debolezze e fragilità e poi il resto. I veri ciechi sono i farisei e non il cieco nato al quale Gesù, in virtù della sua fede, gli ridà la vista. I farisei rimangono nelle loro ombre, avvolti, imprigionati e imbavagliati nelle loro false e fuorvianti sicurezze.

Tutto questo, e coloro che si riconoscono in questa logica, si pongono nella cecità umana, spirituale e relazionale. Sono loro i veri inguaribili ciechi, mentre il cieco viene guarito e gli è restituita la dignità rubatagli dalla falsa convinzione che fosse peccatore, giacché non vedente. Occorre scuotersi dal proprio perbenismo ipocrita e riduttivo ed aprirsi alla più ampia e confortevole visione della bellezza di un uomo felice, sereno, recuperato. Prima di tutto la persona umana con i suoi diritti e poi le regole, le carte, la burocrazia. Tutto si deve sacrificare pur di porre in evidenza la dignità umana. Tutto si deve mettere in fila e deve essere considerato secondo dinanzi al diritto inalienabile e sacrosanto della priorità dell’uomo. Così ha voluto Dio e così dobbiamo imparare noi, anche se per farlo dobbiamo metterci alla scuola dei poveri, degli emarginati, dei ciechi e degli ultimi. Loro conoscono le vere scorciatoie per arrivare prima a Dio.

Parrocchia San Timoteo
Parrocchia San Timoteohttps://www.santimoteotermoli.it/wp
La Parrocchia di San Timoteo di Termoli fu costituita da Mons. Oddo Bernacchia, con bolla 1/1/1954. La Chiesa di San Timoteo di Termoli è una struttura neogotica con una sola navata, e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Unica nel suo genere vanta il prestigio d'essere una delle prime chiese costruite in cemento armato senza colonne centrali per questo ha meritato d'essere citata anche nei libri di storia dell'arte. Il vescovo Mon. Oddo Bernacchia avendo dato questo titolo alla neo parrocchia lo fece con l'intendo" di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce, nella nostra Cattedrale, nel maggio del 1945 per u na fortuita circostanza.... "La chiesa ad una sola navata si dispiega ampia e solenne; con le pareti solcate dda strutture portanti che accennano ad uno stile leggermente gotico, invita ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera (Mons. Biagio D'Agostino, Termoli e la sua Diocesi, 1978, p.179).
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