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sabato, 20 Aprile 2024
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Fare delle nostre famiglie una famiglia

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Santa Famiglia di Gesù Maria e Giuseppe

Fare delle nostre famiglie una famiglia

 (Siracide 3, 3-7. 14-17a; Colossesi 3, 12-21; Matteo 2, 13-15.19-23)       

Ascoltiamo il Vangelo:

“I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nazareth, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno»”.

“Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata” (proverbio africano). La saggezza africana ci permette di applicare questo concetto ai genitori che, per svariati motivi litigano, si combattono. A rimetterci sono sempre i figli. Da molto tempo si registrano nella cronaca nazionale ed internazionale tanti omicidi. La maggior parte di esse sono commessi in ambito familiare. LA famiglia invece di essere un rifugio, una fucina, una sicurezza, diventa una tomba o il palcoscenico ove si rappresenta la demenza, la debolezza relazionale e l’incapacità di amare.

Gesù stesso, a motivo della tracotanza erodiana, ha subito la persecuzione. I suoi genitori, Giuseppe e Maria hanno dovuto conoscere lo sfratto, la minaccia e, per salvarsi e salvarlo, sono dovuti emigrare all’estero. Andarsene. Già il luogo della sua nascita fu fortuito, perché non ci fu posto per loro in una abitazione. Hanno assaggiato così anche il rifiuto e l’esclusione conditi di indifferenza. In tutto questa offuscata vicenda, dove trionfa solo l’egoismo, meno male, Giuseppe e Maria, invertono la tendenza. Rivestiti di umiltà, incoraggiati dal solo desiderio di compiere ciò che Dio aveva loro chiesto, si pongono a difesa di Gesù.

È il loro amore genitoriale, la loro unità in Dio che li porta a collaborare con lui anche se richiede di percorrere strade strane, difficili, incomprensibili. Ma come, Dio è nato per salvare l’uomo ed è costretto a rifugiarsi, scappare, da un uomo che lo vuole sopprimere?

Dio chiede ospitalità a ciascuno di noi nelle vicende della nostra vita. Forse si nasconde, non è immediatamente decifrabile, ma vuole condividere con ogni uomo i suoi problemi eppure noi lo perseguitiamo, diffidiamo di lui, crediamo di possedere strade alternative, migliori delle sue, ma poi naufraghiamo. Andiamo a spiaggiarci con le nostre illusioni.

Quanta fragilità oggi abita le nostre famiglie. Quanta impotenza o incapacità pedagogica. Quanto trionfo di egoismo. Occorre dare spazio ad una nuova consapevolezza che creare famiglia è porsi al servizio del coniuge prima e dei figli poi, assieme. Talvolta appare piuttosto che formare una famiglia equivalga a sistemare sé stessi, a trovare una comodità, una tranquillità sedentaria, immobilizzante. Fare famiglia è mettersi al servizio reciproco per il bene di coloro che, collaborando con Dio, si generano alla vita umana. Coniuge significa reciprocamente vincolati, per il bene comune, condiviso e aperto alla presenza auspicabile dei figli. Occorre comprendere che per i figli si deve lottare, soffrire, gioire, camminare, cercare, amare. Sono loro i protagonisti da difendere. Loro il punto di convergenza e non il diritto di litigare, questionare e inevitabilmente distruggere la famiglia stessa. Il papà, la mamma debbono essere il rifugio, la certezza per i figli d’essere amati, custoditi, accolti e aiutati a crescere. Il modello di Gesù, Giuseppe e Maria è sempre vivo ed attuale.

La famiglia è il nido dell’esistenza di ognuno. Nido è rifugio, calore, crescita, comunione condivisa e donata. Nido è ricchezza relazionale. Ogni famiglia dovrebbe essere modellata su quella che ci viene proposta in questa circostanza, perciò, la chiamiamo santa famiglia. Tutto è possibile in colui che ci dà la forza. Invochiamola e facciamo delle nostre famiglie una famiglia.

Parrocchia San Timoteo
Parrocchia San Timoteohttps://www.santimoteotermoli.it/wp
La Parrocchia di San Timoteo di Termoli fu costituita da Mons. Oddo Bernacchia, con bolla 1/1/1954. La Chiesa di San Timoteo di Termoli è una struttura neogotica con una sola navata, e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Unica nel suo genere vanta il prestigio d'essere una delle prime chiese costruite in cemento armato senza colonne centrali per questo ha meritato d'essere citata anche nei libri di storia dell'arte. Il vescovo Mon. Oddo Bernacchia avendo dato questo titolo alla neo parrocchia lo fece con l'intendo" di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce, nella nostra Cattedrale, nel maggio del 1945 per u na fortuita circostanza.... "La chiesa ad una sola navata si dispiega ampia e solenne; con le pareti solcate dda strutture portanti che accennano ad uno stile leggermente gotico, invita ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera (Mons. Biagio D'Agostino, Termoli e la sua Diocesi, 1978, p.179).
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