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venerdì, 29 Marzo 2024
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Semplicemente scaltri e scaltramente semplici

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XXV Domenica Tempo Ordinario

Semplicemente scaltri e scaltramente semplici

 (Amos 8, 4-7; 1 Timoteo 2, 1-8; Luca 16, 10-13)

Ascoltiamo il Vangelo:

“Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza”.

Semplicemente scaltri e scaltramente semplici. Ecco una perfetta strategia per vivere, evangelicamente, ed essere presenti nella società e nella comunità in modo attivo, partecipe e coinvolto. L’elogio di Gesù all’amministratore disonesto non è un inno alla disonestà, ma l’invito a saper trarre il bene anche dal male. L’allontanamento dalla gestione amministrativa da parte del padrone nei confronti del suo servo diventa per lui occasione di pensare a come fare per uscire dal disagio in cui stava affogando. “La necessità aguzza l’ingegno” dice un proverbio popolare. Non bisogna piangersi addosso quando la vita ci fa camminare in salita o ci propone tappe dure e difficili da realizzare. Non dobbiamo restare impantanati nelle sabbie mobili delle difficoltà, anzi, esse, se ben affrontate, diventano un trampolino per risorgere, per farci passare oltre.

Quanto è importante vivere la logica dell’oltre. Speranza, luce, forza anche quando le avversità imperversano, anche quando il buio è pesto, anche quando mancano le forze. Il contadino quando butta il seme nella terra guarda oltre il pugno con i chicchi. Nello stesso pugno immagina una ciocca di spighe da cui ricevere il seme moltiplicato e premiato per aver osato. Per aver atteso. Per aver seminato.

Mai le difficoltà debbono essere la nostra tomba. Mai i momenti tristi, difficili, difficoltosi debbono spegnere la luce dai nostri occhi o seminare veleno nel cuore. La rassegnazione è degli sconfitti in partenza. Sempre ci deve essere un sussulto, uno scatto, una forza residua che ci debbono far risorgere. Tentare sempre. Anche dopo una delusione o una sconfitta cocente.

Ecco: Gesù loda chi si comporta in questo modo e prende spunto, per impartire l’insegnamento, da un atteggiamento imperfetto dell’amministratore di cui pone in risalto la capacità risolutiva, il non arrendersi ma vedere come e cosa fare per uscire dal suo condizionamento e dalla constatata e riflettuta ammissione di non essere capace di zappare e mendicare. Non spegne il motore e mette la macchina in garage. Casomai la riaccende a spinta o in discesa perché sceglie la via più facile e sbrigativa, l’importante è far ripartire il motore. Non solo quello della macchina ma anche quello della vita.

Parrocchia San Timoteo
Parrocchia San Timoteohttps://www.santimoteotermoli.it/wp
La Parrocchia di San Timoteo di Termoli fu costituita da Mons. Oddo Bernacchia, con bolla 1/1/1954. La Chiesa di San Timoteo di Termoli è una struttura neogotica con una sola navata, e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Unica nel suo genere vanta il prestigio d'essere una delle prime chiese costruite in cemento armato senza colonne centrali per questo ha meritato d'essere citata anche nei libri di storia dell'arte. Il vescovo Mon. Oddo Bernacchia avendo dato questo titolo alla neo parrocchia lo fece con l'intendo" di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce, nella nostra Cattedrale, nel maggio del 1945 per u na fortuita circostanza.... "La chiesa ad una sola navata si dispiega ampia e solenne; con le pareti solcate dda strutture portanti che accennano ad uno stile leggermente gotico, invita ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera (Mons. Biagio D'Agostino, Termoli e la sua Diocesi, 1978, p.179).
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