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giovedì, 12 Dicembre 2024
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Il sogno di Dio: odorare d’umanità, iscrivendosi nell’anagrafe umana

Natale Messa della notte  - B

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Natale Messa della notte  – B

(Isaia 9,1-6; Tito 2,11-14; Luca 2,1-14)

Ascoltiamo il Vangelo:

“In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama»”.

Nel censimento di colui che credeva d’essere l’onnipotente, il dio in terra, Cesare Augusto; il vero Dio, disceso dal cielo, desidera farsi registrare per risultare pure lui presente nella storia umana. Dio si mischia così con l’umanità. Il suo nome risulta nei registri anagrafici dopo qualcuno e prima di qualche altro. Si è messo in fila. Ha scelto, per amore, di impastarsi con l’umano fino ad assumerne le sembianze. Uomo tra gli uomini. Rivestito di fragilità, debolezza e remissività. Si è reso necessitante per saziare tutti. Mistero della forza della debolezza di Dio. Lui che è l’ispiratore, il creatore della storia, la sorgente di ogni vita, ha umiliato sé stesso. Non ha conservato gelosamente la sua divinità, l’ha donata ad ogni uomo. Dio ha scelto d’odorare d’umanità. Ma se Dio è diventato uomo, un uomo è diventato Dio (sant’Agostino). Uno scambio di “divisa”. Dio ha dato la divinità all’uomo e gli uomini hanno dato l’umanità a Dio. Maria e Giuseppe sono stati gli “arbitri, testimoni, fautori” di questo scambio.

Da allora in Betlemme, “casa del pane”, nell’umanità è stato versato, immesso, un lievito nuovo che è capace di smuovere tutta la storia umana, rivoluzionandola. Da qual censimento in poi il pane di Betlemme ha un sapore nuovo perché è un impasto nuovo: il divino e l’umano. La potenza si è mimetizzata con la debolezza. Il divino si è depositato nell’umano. L’umano è stato innalzato a divino. Dio e Adamo; il creatore e la creatura. Quasi è dire: visto che l’uomo dopo essere stato creato “era cosa molto buona” è stato scelto dal suo stesso creatore come “abito” da indossare a conferma che l’uomo è il capolavoro della bontà creatrice di Dio. Lui non ha disdegnato di rifugiarsi nel grembo di una fanciulla nazaretana che con difficoltà e per vie particolari lo aveva generato e con altrettante difficoltà e per via di un censimento lo ha partorito lontano, isolato, abbandonato.

In questa mappa geografica: Nazareth, Betlemme in terra di Palestina. In questa mappa umana: Maria e Giuseppe, docili e sottomessi a Dio, c’è tutta la passione di Dio per le sue creature. E’ narrato ed interpretato tutto il desiderio di Dio d’essere impastato e rivestito di umanità per salvare ogni uomo. Nel Dio in mezzo a noi, tra di noi, c’è il Dio per noi. Dalla culla di Betlemme c’è una proiezione che porta fino al colle più alto di Gerusalemme dove, spogliato dagli abiti umani, Dio si consegna volontariamente alla morte. Era nato per morire, aveva questa missione, ha portato a termine il compito in obbedienza a Dio suo padre.

Il nostro è il Dio della mangiatoia dove è stato posto alla nascita ed è il Dio della croce, dove è salito per scelta. Follia divina. Potenza e salvezza per l’umanità. Come sarebbe bello se nelle nostre case componessimo degli ideali “presepi viventi”. Ognuno interpreta la propria parte. Ognuno riscopre, alla luce del mistero natalizio, l’impegno di prossimità in favore degli altri, ognuno si incarna nella situazione altrui come segno di amore fraterno e di dedizione, interesse alle altrui necessità e agli altrui bisogni. Vestire l’abito dell’altro come Dio incarnato si è rivestito del nostro abito. Ha odorato di umanità, iscrivendosi nell’anagrafe umana. Non una passeggiata, ma una missione portata a termine sul calvario. Culla – croce. Binomio divino. Risultato: salvezza!

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