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giovedì, 18 Aprile 2024
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Gesù, il pastore buono, che porta le pecore sulle spalle per amore. IV Domenica di Pasqua

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Gesù, il pastore buono, che porta le pecore sulle spalle per amore

(Atti 4,8-12; 1 Giovanni 3,1-2; Giovanni 10, 11-18)

Ascoltiamo il Vangelo:

“In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.  Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio»”.

Nelle Catacombe di Priscilla, Roma, si trova l’icona del buon pastore. Risale alla seconda metà del III secolo ed è una delle prime immagini che raffigurano Gesù. E’ rappresentato come il pastore buono che porta la pecorella sulle sue spalle. Racconta tutta la tenerezza, la premura e la cura con cui Gesù si relaziona col suo popolo che viene paragonato ad un gregge. Lui stesso si autodefinisce pastore, ma afferma anche che è buono. Questa bontà è certificata dal fatto che egli dona la propria vita per le sue pecore. Non solo “odora di pecora”, come direbbe papa Francesco, ma, addirittura, muore per esse. Chi è capace di dare la vita, ancor prima le difende, si prende cura e premura, le guida ai pascoli, le protegge dai pericoli, le difende dalle aggressioni. La vita del pastore era in mezzo alle pecore. La loro condivisione era così totale che venivano considerati contaminati e impuri a motivo proprio della loro presenza in mezzo al gregge.

Anche Cristo si è contaminato nel momento dell’Incarnazione perché è venuto a condividere “in tutto, fuorché il peccato” la nostra condizione umana. Una solidarietà abbellita ed impreziosita dalla presenza, dal coinvolgimento, dall’aver assunto la stessa natura e condizione di coloro che vuole servire, salvare e condurre al Padre. Fare strada insieme vale più che solo indicarla. Gesù non è un navigatore che indica con precisione e premura, ma condivide la stessa strada, fatica nel percorrerla in salita, gioisce e si rigenera in discesa, gode della compagnia di coloro con cui si accompagna. Ascolta chi ha da raccontargli, consola chi necessita di parole incoraggianti. La sua presenza è dono di se stesso. E’ dare la vita. Questo dono non lo espleta solo, eroicamente, sulla croce, ma lo partecipa goccia a goccia. Una madre non è generatrice di vita solo nel momento del concepimento o del parto, ma ogni volta che allatta, accarezza, asciuga una lacrima, consola e conforta, incoraggia ed ammonisce per premura.

La presenza accanto a qualcuno come condivisione e ricamo di sentimenti è come una flebo continuativa innestata nelle vene della vita umana. Quando siamo deboli, incerti, scoraggiati, delusi, quando abbiamo bisogno di sorsi vitali; se li riceviamo da coloro che abbiamo accanto sono essi che ci fanno riprendere il cammino, ci rimettono in gioco, ci incoraggiano. Ad essi dobbiamo gratitudine e riconoscenza perché è come se ci ridanno vita e voglia di vivere. Gesù è così. E’ grembo che genera, è acqua che feconda, è abbraccio che rincuora, è fiducia che riaccende, è pastore che dà la vita per le sue pecore. E una di queste sono io, sei tu. 

Parrocchia San Timoteo
Parrocchia San Timoteohttps://www.santimoteotermoli.it/wp
La Parrocchia di San Timoteo di Termoli fu costituita da Mons. Oddo Bernacchia, con bolla 1/1/1954. La Chiesa di San Timoteo di Termoli è una struttura neogotica con una sola navata, e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Unica nel suo genere vanta il prestigio d'essere una delle prime chiese costruite in cemento armato senza colonne centrali per questo ha meritato d'essere citata anche nei libri di storia dell'arte. Il vescovo Mon. Oddo Bernacchia avendo dato questo titolo alla neo parrocchia lo fece con l'intendo" di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce, nella nostra Cattedrale, nel maggio del 1945 per u na fortuita circostanza.... "La chiesa ad una sola navata si dispiega ampia e solenne; con le pareti solcate dda strutture portanti che accennano ad uno stile leggermente gotico, invita ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera (Mons. Biagio D'Agostino, Termoli e la sua Diocesi, 1978, p.179).
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