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martedì, 23 Aprile 2024
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Ad Auschwitz il silenzio del Papa «Signore, abbi pietà del tuo popolo»

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Papa Francesco, di fronte all’orrore di Auschwitz e Birkenau, i due campi di concentramento nazisti visitati nel suo primo viaggio in Polonia, è rimasto fisicamente muto. Ma con il suo silenzio si direbbe che abbia voluto fare spazio al grido che da oltre settant’anni si leva da quelle zolle.

Del resto lo ha trovato scritto in 23 lingue anche sulle lapidi commemorative del monumento alle vittime delle Nazioni, a Birkenau: “Per sempre lasciate che questo posto sia un grido di disperazione e un avvertimento per l’umanità”. Anche il Papa, che davanti a quelle lapidi si è soffermato in lunga, silenziosa preghiera, ha letto quella frase. E viene da pensare che con il suo silenzio proprio quel grido e quell’avvertimento abbia voluto rilanciare.

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Nessun suono, se non i saluti a tu per tu con i sopravvissuti e i giusti della memoria, è uscito oggi dalle labbra del Pontefice. Le uniche parole le ha vergate sul libro d’oro del museo del campo: “Signore abbi pietà del tuo popolo. Signore, perdona tanta crudeltà”.

Ma i suoi gesti, la maschera del volto nel quale era possibile leggere grande sofferenza e compassione (nel senso letterale del termine), l’appoggiarsi al muro delle fucilazioni, il bacio al palo delle impiccagioni, la discesa agli inferi nelle celle di detenzione e tortura, in particolare quella in cui morì san Massimiliano Kolbe, oltre che la stessa presenza nel luogo simbolo dello sterminio degli ebrei, ha parlato al mondo nell’unica lingua che tutti possono comprendere senza bisogno di traduzioni.

Sì, Papa Francesco, di fronte all’orrore della Shoà è rimasto fisicamente muto, ma in una giornata che sembra un venerdì santo (oltre ad Auschwitz, la visita all’ospedale pediatrico e la via crucis con i giovani) ha fatto suo e rilanciato ai quattro angoli della Terra il grido e l’avvertimento di Auschwitz e di tutti i campi di concentramento. Proprio nel momento in cui il mondo sembra non voler più prestare fede a quell’ìavvertimento, nel silenzio del Pontefice è possibile sentir risuonare il grido di ogni innocente che sale sul suo personale Golgota, di chi deve abbandonare casa,famiglia e terra perché scacciato da logiche spietate di sopraffazione ideologica o di sfruttamento economico.

Il grido dei perseguitati a motivo della loro fede, delle vittime del terrorismo, dei profughi e delle vittime della terza guerra mondiale a pezzi evocata ancora una volta proprio all’inizio di questo viaggio. E poiché non si tratta di una guerra di religione, il Papa ha confermato ad Auschwitz non solo il mai più alla Shoà, ma anche il grande sì all’amicizia tra ebrei e cristiani, paradigma di una convivenza tra fedeli di diverse religioni che i “nazisti” contemporanei vorrebbero impedire. Avvertimento potente anche questo che sarebbe molto pericoloso ignorare. Alla fine della visita è proprio ciò che rimane più impresso. Insieme al suono del salmo 130, prima cantato in ebraico, poi recitato in polacco. Ancora una volta un grido: “Dal profondo a te grido Signore”. Ma questa volta è un grido di speranza. Rivolto all’Unico che da quel profondo può risollevare il mondo.

Parrocchia San Timoteo
Parrocchia San Timoteohttps://www.santimoteotermoli.it/wp
La Parrocchia di San Timoteo di Termoli fu costituita da Mons. Oddo Bernacchia, con bolla 1/1/1954. La Chiesa di San Timoteo di Termoli è una struttura neogotica con una sola navata, e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Unica nel suo genere vanta il prestigio d'essere una delle prime chiese costruite in cemento armato senza colonne centrali per questo ha meritato d'essere citata anche nei libri di storia dell'arte. Il vescovo Mon. Oddo Bernacchia avendo dato questo titolo alla neo parrocchia lo fece con l'intendo" di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce, nella nostra Cattedrale, nel maggio del 1945 per u na fortuita circostanza.... "La chiesa ad una sola navata si dispiega ampia e solenne; con le pareti solcate dda strutture portanti che accennano ad uno stile leggermente gotico, invita ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera (Mons. Biagio D'Agostino, Termoli e la sua Diocesi, 1978, p.179).
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